
Negli ultimi cinquanta anni la grande forza di persuasione esercitata dalle major della consulenza è riuscita ad “assorbire” lo spirito innovativo del mondo imprenditoriale e a sostituirsi nel rapporto diretto tra CEO, tecnologia innovativa e competitività che aveva caratterizzato il mondo fino alla fine degli anni ’70.
L’imprenditore di quei tempi era un “tecnico” con i fiocchi, conosceva la tecnologia e l’innovazione che stava proponendo, frequentava le fiere, si aggiornava e aveva la grande forza dell’intuizione dell’uso della tecnologia per creare qualcosa di nuovo e competitivo.
Non solo le grandi imprese ma anche le “mitiche” PMI sono nate con la decisione degli imprenditori di investire le proprie risorse nello sfruttamento della tecnologia che dovevano pertanto conoscere e molto bene. Cito gli Agnelli, i Ford, gli Sloan ma anche i Pirelli, i Pesenti, i Borghi (Ignis) e le migliaia di ardimentosi CEO “tecnici” che hanno creato milioni di posti di lavoro con le loro PMI.
Oggi l’innovazione tecnologica, oltre che alle Società di consulenza che ne fanno un uso ristretto per i propri fini, è in mano prevalentemente alle start up di giovani “tecnici” che proseguono in un altro contesto le gesta degli imprenditori del passato con successi molto occasionali ma molto significativi.
Gli imprenditori “affermati” sono entrati in quella sindrome che ho definito “snobismo luddista” dove dichiarano addirittura con orgoglio che la tecnologia e l’innovazione non sono problemi loro ma dello stuolo di consulenti e collaboratori che li circondano con la conseguenza che, quei pochissimi che intuiscono le effettive potenzialità dell’innovazione, lo lasciano per andare a creare la loro start up innovativa con successi più o meno aleatori.
Un risultato decisamente notevole se si considera che in un colpo solo il CEO perde risorse umane preziosissime, occasioni importanti di innovare i propri processi e incrementare la propria competitività o, addirittura, finisce per allevare potenziali concorrenti della propria impresa.
Non esiste rivista specializzata e conferenza sull’argomento che non parli della necessità che il CEO torni nell’arena della innovazione cibernetica in prima persona per decidere con le propria forza imprenditoriale cosa farne e come impiegarla per la propria impresa.
“Companies adopting AI across the organization are investing as much in people and processes as in technology” (le società che adottano la AI nella propria organizzazione investono pariteticamente in persone e processi rispetto a quanto investono in tecnologia) cito di nuovo la rivista della McKinsey & Company per la sua preziosa presenza nel settore dell’AI e dei rapporti con i CEO.
Non è un problema di tecnici esperti, è un problema di strategia e di allocazione delle risorse che non spettano a coloro che frequentano le numerosissime conferenze e convegni sull’argomento: questi ultimi abitualmente non hanno interessi specifici né budget adeguati.
La cibernetica non è un mito salvifico che scomparirà nei prossimi anni come tutti gli altri, è un cambio di paradigma che è ormai nel mercato da oltre dieci anni e che si sta espandendo con i tempi classici (alcuni decenni) delle rivoluzioni tecnologiche.
E un cambio di paradigma significa “CAMBIARE” tutto, progressivamente ma tutto. In un articolo precedente ho fatto l’esempio dell’imprenditore della filanda ad acqua che scopre l’energia elettrica ed i suoi considerevoli vantaggi. Pensate quante cose ha dovuto cambiare per sfruttare il cambio di paradigma e adottare la nuova risorsa ma anche i vantaggi che ne ha ottenuto se ci è riuscito.
Non è troppo tardi, ma non c’è molto tempo davanti perché il cambio di paradigma ormai è un problema del prossimo quinquennio e l’intervallo necessario per il cambiamento è sempre uguale a prescindere da quando si comincia e fra pochi anni sarà troppo tardi. Nell’economia globalizzata, la concorrenza arriva da ogni parte e non solo dai concorrenti che conosciamo, tra l’altro potrebbero essere travolti anche loro.
Tra pochissimi anni, essere ancor competitivi con le filande ad acqua sarà molto difficile.