
Negli articoli precedenti abbiamo scoperto l’esistenza di prodotti “cibernetici” progettati e realizzati solo per scoprire costantemente l’eccellenza (What else?) tramite l’analisi dei comportamenti degli individui e per distribuirla regolarmente agli altri utenti garantendo il rispetto dell’applicazione pratica in ogni circostanza e quindi l’eccellenza dei risultati (cfr. Digital Lending nella Banche).
Abbiamo anche scoperto che in realtà si tratta di un salto di paradigma della competitività cioè un modo “nuovo” di fare concorrenza e, quindi, di aumentare il profitto.
Si tratta quindi semplicemente di inventare la nuova impresa in grado di sfruttare progressivamente queste possibilità che non esistevano prima e che sono “estranee” alla cultura dell’impresa con tutte le conseguenze del caso.
Sorgono nuovi ruoli essenziali, manca un’esperienza consolidata di utilizzo degli strumenti, manca una strategia di occupazione di nuovi spazi da sottrarre ai concorrenti tramite lo sfruttamento di queste nuove potenzialità.
Bisogna ora prendere atto della disponibilità di queste nuove tecnologie, del fatto che i nostri concorrenti “globali” possono attivarsi contro di noi con strumenti molto potenti. Dobbiamo passare all’azione con un programma che sia adeguato al contesto delle PMI al quale ci rivolgiamo in modo preferenziale.
Non esiste cambiamento nell’impresa che non provenga dall’alto
Odio citare la frase di Georges Clemenceau, Primo Ministro francese, ampiamente sfruttata ma particolarmente utile in questo momento: La guerre! C’est une chose trop grave pour la confier à des militaires (La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai militari).
La competitività di una impresa non è solo un problema tecnologico, è un’azione corale e coordinata dell’impiego di diverse tipologie di risorse che operano all’unisono per un obiettivo comune fissato dal CEO.
La tecnologia gioca un ruolo fondamentale in certi momenti della storia dell’impresa, come quello attuale di cambio di paradigma, ma è una delle risorse e non è più importante delle persone o della finanza.
È necessario, quindi, definire un’organizzazione per portare la conoscenza della cibernetica ai massimi poteri decisionali, affinché ne prendano atto nelle loro strategie del futuro assetto della loro impresa.
Come parlare di cibernetica agli imprenditori?
È tremendamente semplice: basta parlare con il maggior realismo possibile di benefici e di investimenti per ottenerli, ricordandosi che quello che sembra funzionare a San Francisco, California non è detto che funzioni a Carugate-di-sotto, Italy.
Il problema più complesso da risolvere è il conflitto tra la “personalizzazione” e la presenza di molti CEO, alcuni dei quali possono essere addirittura concorrenti tra di loro e quindi doverosamente gelosi delle proprie idee e soluzioni.
D’altra parte, è impossibile attivare su base individuale un sistema di awareness, di presa di coscienza, dei benefici della tecnologia perché non esistono in tutto il mondo esperti a sufficienza per un progetto del genere e i costi considerevoli non potrebbero essere addebitati a persone che non hanno ancora deciso nulla in materia.
La mia proposta è la costituzione di una Convention Cibernetica Permanente, composta da CEO delle PMI, che si riunisca con periodicità opportuna per trattare i seguenti argomenti:
- Esistenza della nuova tecnologia, i vantaggi possibili, esperienze in atto, ecc.;
- Evoluzione dei modelli di business per una nuova competitività;
- Il problema delle risorse umane adeguate e l’Università;
- Sperimentazioni, costi e benefici;
- Gruppi di Sviluppo “dedicati”.
La Convention Cibernetica Permanente
La Convention Cibernetica Permanente è un organismo che persegue la realizzazione pratica di benefici tutti ben delineati e condivisi e non è un luogo di belle presentazioni per soddisfare l’ego di qualcuno o il desiderio/necessità di vendita di qualche altro.
A questo fine, è necessario risolvere il conflitto tra personalizzazione e condivisione e la comprensibile ritrosia degli imprenditori a svelare i propri piani in pubblico soprattutto alla presenza di concorrenti potenziali o reali.
D’altra parte, è molto difficile agire in questo nuovo contesto in maniera individuale e isolata perché le risorse necessarie sono molto scarse, difficilmente reperibili e non è possibile acquistare soluzioni preconfezionate (tipo ERP, CRM, ecc.) con le quali superare le difficoltà iniziali.
I Distretti Virtuali Cibernetici
La proposta, da discutere in dettaglio con i pionieri del progetto, è la creazione di una serie di strutture intermedie denominate Distretti Virtuali Cibernetici,che operanoper trovare soluzioni trasversali per determinati modelli di business ma solo a livello di infrastrutture cibernetiche di base, una sorta di Cyber Engine, che comprendono oltre alla tecnologia, il personale dedicato, Analytics Translator(s), con una valenza importante per tutti i partecipanti dello stesso settore di mercato.
Questa soluzione ricalca in qualche modo quello che le grandi imprese cibernetiche, in primis Google, hanno già realizzato da tempo, vendendo come servizio alcune tecnologie cibernetiche sviluppate per le proprie esigenze ma utilizzabili anche da altri soggetti per uso interno ovvero per creare a loro volta servizi più complessi da immettere sul mercato.
Le soluzioni dei Distretti Virtuali Cibernetici naturalmente partirebbero da quanto già disponibile sul mercato. Costruirebbero infrastrutture cibernetiche di un livello più sofisticato ma anche più mirato agli indirizzi prevalenti del Distretto, per renderle poi disponibili ai singoli utenti per realizzare le loro specifiche applicazioni più rapidamente e più efficacemente.
Se torniamo per un attimo alla metafora della “scalata” per arrivare al pianoro dove sono disponibili le potenzialità del nuovo paradigma, i Distretti Virtuali Cibernetici si possono configurare come una sorta di seggiovia che trasporta le imprese rapidamente nel nuovo contesto da una specifica porzione di territorio ed evita gli oneri ed i tremendi rischi di insuccesso della scalata in solitario di ciascuna impresa.
Sempre nella metafora, la Convention Cibernetica Permanente rappresenterebbe il consesso degli stakeholder che decide da quale direzione costruire le diverse seggiovie (non è possibile risolvere singole esigenze), le regole di accesso dei partecipanti e le regole di utilizzo dei risultati, ecc.
Naturalmente la Convention Cibernetica Permanente sarebbe anche l’attore principale per la ricerca e l’utilizzo di eventuali fondi disponibili a tutti i livelli e sarebbe anche in grado di sollecitare particolari interventi considerando l’eccezionale importanza strategica dell’intrapresa.
Considerando la scarsità delle risorse e la fluttuazione delle iniziative della PA nel settore dei fondi agevolati, il nostro approccio parte dei benefici, il solo motore che si riesca ad attivare in questi casi.
La disponibilità di fondi agevolati consentirebbe di apprezzare anche benefici di minore entità perché i costi relativi sarebbero più bassi, ma non si costruisce il futuro dell’impresa accontentandosi di benefici di scarsa importanza, non al di là di pochi anni.